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Il nostro territorio è disseminato di opere umane che oggi stentiamo a conoscere e a riconoscere. Girando per valli, monti ed alpi ci si imbatte in segni, manufatti e costruzioni il cui scopo ci sfugge e sembra incomprensibile. Il Maglio di Carena avrebbe probabilmente subito questo destino, se negli ultimi anni la Regione Valle Morobbia (presieduta da Silvano Codiroli), con il determinante contributo di Giuseppe Chiesi e dell'Ufficio dei beni culturali del Cantone, di Paolo Oppizzi e del Museo cantonale di storia naturale, della Pro Patria, del Comune di Giubiasco e di altri enti, non si fosse impegnata per il suo recupero. E’ nata così la Via del Ferro, itinerario escursionistico tematico, tra la Valle Morobbia (Svizzera) e le Valli Cavargna e Albano (Italia). La Via del Ferro offre la possibilità agli escursionisti di ripercorrere le strade utilizzate dai trasportatori per portare il ferro estratto e lavorato a Carena verso il Ceresio e il Lario. Il percorso si snoda da Carena fino al confine situato alla Bocchetta di Sommafiume, per poi proseguire in due diverse direzioni a scelta: salendo il Motto della Tappa ci si avvia verso la Val Cavargna e le sponde del Ceresio, scendendo invece verso Garzeno si percorre la Valle d’Albano sino alle rive del Lario. Sul percorso si possono osservare ancora oggi numerose testimonianze dell’importante attività siderurgica che si sviluppò nel passato tanto in Morobbia quanto in Cavargna e Albano: vestigia di insediamenti, carbonaie, stazioni di posta, zone di estrazione (cave, miniere) e di lavorazione (altiforni, fucine, magli ad acqua).
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Il Maglio di Carena e La Via del Ferro
Nell’immagine a sinistra il prezioso opuscolo con informazioni dettagliate sulla Via del Ferro e la cartina dei percorsi.
Lo si può trovare gratuitamente presso gli uffici di Bellinzonese e Alto Ticino Turismo
gli esercizi pubblici della Valle, o presso gli uffici di Alla Stazione di Giubiasco. Potete richiederlo direttamente al GPVM.
Una lunga storia
Oggi possiamo solo immaginare cosa potesse rappresentare la siderurgia per l’economia delle tre vallate. Solo per far funzionare forni e magli occorrevano decine di persone. C’era chi si occupava di estrarre il ferro dalle miniere, chi procedeva al taglio dei boschi per procurare il legname a chi produceva il carbone, che serviva ad alimentare i fuochi di coloro che lavoravano ai forni fusori e nelle fucine. Si trattava di mastri, operai e relativi aiutanti che svolgevano mestieri i cui nomi appartengono, perlomeno dalle nostre parti, al passato: minatori, boscaioli, carbonai, maestri da forno e maestri fabbri. Altrettanto sconosciuti ai giorni nostri sono i portini della vena, i portini del carbone ed i cavallanti: coloro che assicuravano il trasporto di materie prime e lavorate lungo i sentieri riscoperti dalla Via del Ferro. Quella del ferro è una lunga storia, che ci riporta indietro di secoli. In base ai documenti rinvenuti ed alle ricostruzioni fatte, si presume che le prime attività siderurgiche in Valle Morobbia furono avviate nella seconda metà del 1400. Artefice dell’impresa fu il casato dei Muggiasca, famiglia di origini comasche insediatasi a Bellinzona. Sembra che questo primo tentativo non diede i risultati sperati e si sa che l’impianto siderurgico fu distrutto nel 1478 da un manipolo di “guerrieri liberi” (frige knechte) al seguito dell’esercito svizzero che assediava in quel momento Bellinzona. Non si hanno più informazioni sull’esistenza e la relativa importanza di attività siderurgiche in Morobbia fino alla seconda metà del settecento. La Cà dal Fer a Carena (casa padronale in cui avevano sede gli uffici) ed il complesso del Maglio furono infatti costruiti negli anni 1792/93 per iniziativa del medico bellinzonese Giovanni Bruni, che ridiede impulso all’industria morobbiotta. Il definitivo abbandono delle attività fu sancito da un incendio che nel 1831 devastò il complesso siderurgico. Ancor più lontane sono le origini dello sfruttamento del ferro in Val Cavargna, di cui si ha traccia sin dall’ottavo secolo. Anche su queste terre il casato dei Muggiasca investì le proprie risorse nella seconda metà del ‘400, come in Valle Morobbia. A ricordarci l’importanza dell’industria del ferro vi sono però le più tarde vestigia dei Forni Vecchi, sotto San Nazzaro nei pressi del torrente Cuccio. La storia ci racconta che il complesso funzionò fino alla seconda metà del 1800, quando gli ultimi proprietari (la Rubini, Falck, Scalini e C.) decisero di chiuderlo per concentrare le proprie attività sul Lario. E proprio sul Lario, in Valle d’Albano, si trovano altre vestigia, alcune miniere ormai scomparse e lo stabilimento siderurgico della Falck a Dongo. De sfròs, de guèra e altri stòri
Percorrere la Via del Ferro ci permette di scoprire una parte di storia sconosciuta. I paesaggi della Via non ci parlano però solo di ferro. L’escursionista che la percorre può scoprire o immaginare anche i sentieri percorsi dai contrabbandieri, che tra mille pericoli varcavano il confine con le loro bricolle sulle spalle. Dalla Val Cavargna, gli sfrositt viaggiavano sia in direzione della Morobbia che della Val Colla. La dogana di Carena e la caserma della finanza di Cavargna ci ricordano un tempo in cui le nostre montagne non erano luogo di svago e riposo ma di commercio più o meno legale. Così come le casermette in territorio svizzero e la strada militare in Italia ci ripropongono alla memoria i due conflitti mondiali. Fortunatamente questi luoghi non furono teatro di guerra, ma la presenza dei militi da una parte e dall’altra del confine non mancò. La Via del Ferro vale la pena di essere percorsa anche aldilà dei presupposti storici che ne hanno favorito il recupero. Il sentiero passa attraverso zone belle, che offrono panorami di sicuro fascino.
Il percorso
Il cammino inizia, sul versante svizzero, a Carena. All’ingresso del paese, la piazzetta commemorativa realizzata dalla Regione Valle Morobbia con la collaborazione del Gruppo Per la Valle Morobbia, merita una sosta. Si prosegue poi lungo la strada forestale che conduce verso l’Alpe di Giumello. Superato il Maglio di Carena (che si raggiunge in una mezz’oretta di cammino dall’abitato) dopo un breve tratto e superato il ponte sulla Morobbia, si raggiunge la Corte del forno, dove si presume che i Muggiasca avevano il loro impianto. Dopo circa un chilometro sulla strada forestale una deviazione a destra verso l’alpe di Pisciarotto porta in circa 20 minuti alle due miniere riscoperte nel 2005 sul versante sinistro della Valletta e ora visitabili. Tornati sulla strada forestale si imbocca il sentiero che porta alla carbonaia dimostrativa costruita nel 2004 dalla Regione Valle Morobbia in località Valletta. La carbonaia è stata costruita in modo stabile, con uno spaccato centrale per osservare il sistema di accatastamento della legna ed il "camino", dal quale si accende la catasta. Dalla carbonaia ci si inoltra in un magnifico bosco di faggi e con una salita di un’oretta si giunge al corte di Giumello, dove in estate è ancora possibile sentire i campanacci delle vacche al pascolo. Superando il dosso sopra Giumello, il cui panorama sulla Morobbia, il piano di Magadino e le alpi ticinesi è meraviglioso, ci si incammina verso il Piano delle Pecore, nei pressi del quale troviamo una torbiera. In un paio d’ore si giunge quindi la Bocchetta di Sommafiume, confine con l’Italia, da qui, seguendo la vecchia strada militare, si può scendere verso Brezeglio e Garzeno in Valle d’Albano per raggiungere poi il lago di Como a Dongo, località conosciuta anche per la presenza dell’acciaieria Falck, ancora in attività sino agli anni ’80 del secolo scorso, impianto siderurgico che ha segnato la storia recente di questa zona per importanza economica e sociale. Per raggiungere invece la Val Cavargna, dalla Bocchetta di Sommafiume si affronta l’ultima salita fino al Motto della Tappa, culmine dell’escursione a 2078 m/sm. Da qui la Via scende fino a Vegna, passando per l’Alpe Stabiello. Suggestivo è l’attraversamento dei Monti Pianca, che denotano l’esistenza di un’attività pastorizia ed agricola ancora presente in Cavargna. A Cavargna è possibile pernottare e visitare il museo dell’Associazione Amici di Cavargna. Le dieci sezioni del museo meritano sicuramente una visita, grazie alla quale è possibile conoscere meglio le condizioni di vita di una volta e, soprattutto, apprezzare l’incredibile capacità di adattamento e l’ingegnosità delle popolazione di montagna. Lasciata Cavargna, la Via del Ferro propone altre due tappe degne di considerazione: i Forni Vecchi e Ponte Dovia. Entrambe le località stanno purtroppo subendo le ingiurie del tempo. Alcuni interventi, già annunciati dalle autorità italiane, dovrebbero tuttavia permetterne un recupero parziale. Anche in Cavargna, come in Morobbia, si può visitare una suggestiva miniera situata in località Mezzano sopra San Nazzaro. La Via si conclude infine a S. Pietro Sovera, da dove è possibile rientrare in Ticino con la corriera di linea sino a Lugano. Il percorso è lungo in totale circa 25 km (percorrendo la Val Cavargna) e un po’ meno sino a Garzeno in Val d’Albano e l’escursione deve essere suddivisa almeno in due tappe. I pannelli didattici dislocati lungo il percorso guidano l’escursionista alla scoperta dell’industria del ferro. Diverse varianti sono inoltre possibili tanto in Val Morobbia quanto in Val Cavargna.
Da sapere
Il periodo ideale per percorrere la Via del Ferro va dalla tarda primavera fino all’autunno. In quota la presenza di neve anche in giugno può rendere difficoltoso il transito. Il sentiero è classificato come EE (escursionisti esperti). Alcuni tratti possono creare difficoltà a persone che soffrono di vertigini. In territorio italiano, il tratto da Forni Vecchi a Sora passa attraverso una zona soggetta a smottamenti. E’ opportuno informarsi con anticipo sulle condizioni del sentiero. ll percorso tematico della Via del Ferro è nato dalla collaborazione tra la Regione Valle Morobbia (ora Fondazione Valle Morobbia) e le Comunità Montane italiane Alpi Lepontine e Alto Lario (ora Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio), con due progetti transfrontalieri Interreg.
Mauro Marconi e Christian Bordoli
nformazioni e visite.
Rivolgersi a:
Paolo Oppizzi (tel. +41 79 207 24 46), Christian Bordoli (tel. +41 79 372 49 80) e
Andrea Walcher (tel. +41 79 423 16 90).
Per visite guidate rivolgersi a Francesca Jurietti, accompagnatrice d’escursionismo
Cartografia Carta topografica 1:25'000 Bellinzona Gambarogno –Trekking trails
CNS, foglio 1314 (Passo S. Jorio) e foglio 1334 (Porlezza)
Strade di Pietra, cartina turistico-escursionistica, numero 3
Pernottamento
Le due valli offrono diverse possibilità. L’opuscolo sulla “Via del Ferro” riporta indicazioni utili, meglio però fare una verifica prima della partenza.
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